Le mele, denominatore comune tra la Sicilia e New York, nella storia di Turiddu

Turiddu, nato nella Grande Mela, proprio con le mele iniziò lo svezzamento. Grattugiate con amore dentro un cucchiaino “travestito” da trenino.  Ingredienti principali di deliziose merende quando era ancora alle Elementary School e di intensi pomeriggi di studio una volta arrivato all’università.

Dall’americanissima Apple Pie alla torta di mele alla siciliana, le mele furono sempre molto presenti nella dieta di Turiddu.
In America, tra l’altro, arrivavano delle cultivar locali degne delle migliori fiabe. Le Golden Delicious, le Kidd’s Orange e le famosissime Gala, originarie della Nuova Zelanda. Grandi, coloratissime, spesso lucide e cerate.

Dal nome della sua città natale al piccolo frutto coltivato da secoli alle pendici dell’Etna.

Nulla a che vedere con le piccole mele, un po’ ammaccate, “incontrate” da Turiddu nel suo viaggio alla scoperta della provincia catanese. Nei terreni agricoli alle pendici del vulcano, infatti un tempo si coltivavano mele, pere e ciliegie in associazione tra loro.

Le mele, in particolare, fino agli anni ‘70, rappresentavano la più forte e radicata biodiversità pomologica dell’Etna, con una ventina di varietà più o meno diffuse. Le più apprezzate erano soprattutto quattro: la cola, la gelato, la gelato cola e la cirino.

Le mele cola, acidule e dal colore chiaro e lentigginoso, erano le più conosciute. Probabilmente chiamate così perché coltivate vicino al convento di San Nicola a Nicolosi. Le gelato, invece, erano più dolci e dal colore paglierino. Una sorta di mescolanza tra le due, le gelato cola, e infine le cirino (quasi estinte purtroppo) dal colore ceruleo con venature rossastre.

Negli anni ’80 le antiche varietà sono state progressivamente sostituite dalle più produttive Golden e Red Delicious e con il passare degli anni, l’introduzione di nuove varietà è stata sempre più insistente soprattutto con cultivar internazionali.

Senza contare che il territorio etneo è stato coinvolto nella crisi generale della melicoltura europea con una progressiva riduzione di importanza del comparto.

Da qualche anno però, grazie anche  all’intervento della nostra Roberta Capizzi a cui si deve la fondazione del Presidio, alcuni coltivatori si sono impegnati per preservare le antiche varietà di mele dell’Etna, coltivandole in asciutta e nel rispetto del territorio, tra gli 800 e i 1500 metri di altitudine, nel Parco dell’Etna.

Le produzioni non superano le poche centinaia di quintali e sono spesso vendute nei mercati locali.

Da una parte di questo raccolto vengono realizzate delle gustose confetture, che Me Cumpari Turiddu tiene sempre in Putia. Perfette per guarnire dolci e crostate e un delizioso presente da regalare.

 

Fonte: Fondazione Slow Food