Sono moltissime le ricette a base di pistacchio che la nonna del piccolo Turiddu amava preparare. Dolci di ogni tipo, abbondanti primi e deliziosi secondi.
Ma i pistacchi non sono tutti uguali. E Cumpari Turiddu lo sa bene. Il suo preferito?
Quello Presidio Slow Food di Bronte ovviamente. Il migliore per sapore e aroma.
Questa varietà di pistacchio, infatti, cresce sui terreni accidentati di Bronte e in nessun’altra parte d’Europa. Le specifiche qualità della terra fanno in modo che il pistacchio di queste zone abbia un colore intenso e un profumo così resinoso da renderlo unico in tutto il mondo.
Per mantenere la qualità del prodotto gli alberi di pistacchio non si concimano, non si irrigano, si trattano pochissimo e si potano al massimo un paio di volte per eliminare i rami secchi e togliere le gemme negli anni “di scarica”.
Il pistacchio, infatti, produce ad anni alterni, e nel periodo di riposo i contadini eliminano le poche gemme spuntate sui rami, in modo che la pianta possa immagazzinare forza ed energia per esplodere nella stagione successiva.
La raccolta è quindi un momento di grande trepidazione: tra la fine di agosto e l’inizio di settembre il paese di Bronte ferma ogni attività e tutti si dedicano esclusivamente al pistacchio.
Nei loci, nome locale delle pistacchiere, lavorano tutti: donne, vecchi e bambini. È un lavoro complicato. Il terreno lavico scosceso fa sì che essa avvenga sempre in bilico sui massi, aggrappati ai rami con una mano, mentre con l’altra si staccano i chicchi uno a uno per farli cadere dentro una sacca di tela legata al collo.
Non si raccolgono mai più di 20 chili al giorno. Per questo il pistacchio verde di Bronte non riesce a reggere la concorrenza con i frutti meno saporiti, ma decisamente meno costosi, provenienti dall’Iran, dalla Turchia e dall’America. Spesso infatti le principali industrie dolciarie e i salumifici italiani si rivolgono alla produzione estera.
Il Presidio è stato avviato per far riscoprire ai consumatori questo prodotto di altissima qualità, e parallelamente promuovere la pasticceria siciliana, fatta di croccanti, torroni, paste, torte e molto altro ancora.
Tutte preparazioni in cui il pistacchio ha preso il posto della mandorla, dolci che appartengono alla storia degli ultimi vent’anni del paese.
Nell’antica tradizione della confetteria siciliana, invece, il frutto di Bronte compare raramente: lo troviamo solo nel torrone, nel gelato e nella cassata, perché la vera protagonista dei dolci isolani era la mandorla.